La metafora del viaggio

quentin shish
[ A Quentin Shish Photography ]

“Prima del viaggio”

[…]

E ora che ne sarà
del mio viaggio?
Troppo accuratamente l’ho studiato
senza saperne nulla. Un imprevisto
è la sola speranza. Ma mi dicono
che è una stoltezza dirselo.

Eugenio Montale – da “Satura”

***

La vita quotidiana è la metafora d’un viaggio: penso che – per tutti i possibili piani e per tutte le possibili organizzazioni – ci scappi l’imprevisto, comunque. Ovunque. Per chiunque.
Non si esce da questo perché altrimenti saremmo delle macchine, programmate e senza emozioni. Nulla ci stupirebbe, né in positivo né in negativo, esisteremmo solo in quanto automi e, invece, proviamo sensazioni. Siamo vivi e il domani rappresenta una sorpresa.
Bella o brutta è la ragione per la quale ci alziamo ogni mattina. Il domani.

Certo, se ci fosse un deus ex machina la storia sarebbe a lieto fine ma, questo, avviene solo nei racconti degli autori più ottimisti.
L’eroe torna a casa e, dopo il lungo viaggio, trova la sua vestale – bella più che mai – ad aspettarlo, eternamente giovane, e tutti che lo ripagano per il sacrificio fatto.
Balle.
Favole, appunto, favole a lieto fine: degne dei migliori racconti tratti dalla mitologia.
La realtà non è mitologica e gli eroi del quotidiano combattono, spesso, senza che nessuno li rispetti, li aspetti o – peggio – fronteggiando l’ingratitudine dei più mista all’irriverenza.

Il senno del poi è stupido più ancora del senno del prima.
Tutti, sapendo che un fatto ha una connotazione negativa, sarebbero capaci di scegliere altro.
Proprio come tutti, sapendo a priori che quel fatto è sbagliato, lo escluderebbero.
Cui prodest?
A meno che non ci si voglia fare male ma, in tal caso, non sarebbe più competenza d’una penna comune, bensì d’un neuropsichiatra capace.

Resta – dunque – l’imprevisto quale unica speranza.

Spero sempre che il mio domani, imprevisto e imprevedibile, sia quanto meno gestibile.

Oggi posso dirvi che, da un po’, sto vivendo più profondamente, in uno stato meno comatoso, per certi versi piacevole e per altri meno.
Sulla bilancia, per adesso, pesa più l’aspetto positivo.
Domani, se è vero che mi conosco, può ribaltarsi tutto come anche no.

La sola cosa di cui sono certa è l’incerto.

Chiunque non accetti l’incerto – per quello che ho afferrato io in mezzo secolo – non accetta la regola principale del viaggio che sta compiendo attraverso la sua esistenza.

A questi rivolgo alcune delle domande che ho posto per prima a me stessa.

– Puoi decidere tutto tu?
– Sei capace di evitare ogni sofferenza?
– Sai scegliere solo la gioia?
– Riesci a programmare e a gestire tutte le tue emozioni?
– Puoi andare oltre i tuoi desideri, al di là delle tue passioni?
– Sai sedare tutti i tuoi istinti?
– Vedi e prevedi?

Non so voi: io, a questo punto, sorrido e anche molto.

Ho capito che persino l’irreprensibile me stessa riesce a costruire e a guastare.
Mi sono murata viva dentro una specie di fortezza da oltre vent’anni.
M’ero sedata da sola, col cloroformio, tanto che ancora mi sento stordita.
Neanche fossi la bella addormentata nel bosco, infatti mi sono svegliata.
M’è comparso il principe azzurro?
No: ho solo sentito – per una volta in vita mia – la sveglia.
Una volta all’impiedi ho scorto più e più persone che viaggiano attorno a me.
Nessuna fata e nessun principe.
C’è solo l’umanità in questo viaggio.

Ora, mentre cammino, aspetto il nuovo imprevisto: sì, io ripongo nell’imprevisto e prossimo futuro tutta la mia speranza.
Consapevole che, al bisogno, avrò un più abbondante bagaglio di forza.
Da consumare all’occorrenza.
Senza scadenza alcuna.
Da non sperperare per nulla al mondo.
Senza regalare niente.
Da tirare fuori per me soltanto.

Inutile studiarsi troppi dettagli se del domani non esiste certezza alcuna.
Bisogna sapersi adattare e bisogna scegliere.
Anche quando non vorremmo.

Sarebbe troppo facile una vita pianificata e senza nessuna sorpresa: soprattutto – oltre che impossibile, diciamolo – sarebbe terribilmente noiosa.

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Pubblicato da Paola Cingolani

Paola Cingolani

2 pensieri riguardo “La metafora del viaggio

  1. Ecco, rispetto a quelle tue domandine, posso azzardare una rispostina tutta mia?
    Non credo di saper sedare i miei istinti, ma sedere su di essi si, quello penso di riuscire a farlo 🙂
    Sedere non è arrendersi, non è passiva risposta, anzi! Certe volte imporsi la pazienza di aspettare, comporta un impegno di volontà non indifferente.
    Dormire? Non sarà stato invece -il tuo- un dovere che ora maturamente non ti appartiene più?
    Maturalmente (naturalmente maturata) la sedia è ora alle tue spalle, semplicemente vuota, ti ha fatta trovare l’energia di cui ora abbisogni.
    L’arcano dà meraviglia, si sa… la meraviglia è arcano 😉
    (Montale mio, quanto ti amo!)

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