Dicono…

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Dicono… che sono molto contenti: poi – come niente fosse – prendono commiato e, forse, la cosa peggiore è che lo fanno senza curarsi neppure di dare una giustificazione, come non fosse doveroso nulla.
Dicono… come se m’interessasse, che sono a sciare piuttosto che in America: resta bene inteso che una persona educata aspetta e avverte prima e – dunque – io lascio che siano tutti dove credono, ma li ho aspettati già e, adesso, non li aspetto più.
Dicono… che sarebbe bello ritrovarci – evviva – a qualcosa serviranno pure gli amici veri, e benvengano, perché io li rivedo proprio volentieri quelli che non si tirano indietro né si danno l’importanza che non hanno.
Dicono… che alla fine dei giochi sono solo io a stabilire chi conta e chi no, ed è vero.
Dicono… che sono tutti così brillanti tanto da annichilirti la voglia di rivederli: meglio star sola e andarmene per conto mio.
Dovevo farlo ma sarei stata maleducata, avevamo deciso insieme, sarei dovuta rimanere  – e sono rimasta – per poi tirarla alla lunga e partire comunque con me. Non ero io a dover dire “Vai pure”. Anzi. Io ho chiamato per sentirmi dire sostanzialmente il nulla (è questo che dicono, il nulla) e finalmente mi sono svincolata, che se fossi rimasta ad aspettare ci avrei potuto fare persino le ragnatele.
Dicono… ma non capiscono cosa io dico. E’ qui che sbagliano.

Dico… che la gente educata ha un gran vantaggio sui maleducati, almeno ai miei occhi.
Dico… che sono andata a spasso per questo mondo da sola fino a oggi e tanto basta a garantirmi la possibilità di farlo di nuovo, immantinente, senza perdere tempo.
Dico… che non si deve nemmeno supporre io resti qui aspettando la disponibilità di chi non ha sufficiente buongusto per rispondere delle proprie mancanze.
Dico… che prendo distanza da tutte le distanze.
Dico… che voglio considerare le piacevoli presenze e non le scurrili assenze.
Dico… che non dovevo chiamare per sapere l’ovvio ma avrei dovuto essere avvisata perché ho una vita da vivere – con riguardo e correttezza – e in questa c’è posto solamente per chi mi ricambia.
Dico… che ne ha cancellati più una caduta di stile che uno tsunami, almeno dalla mia sfera di interazioni, e – quando dico così – non è certo al contatto virtuale che mi riferisco. Le sensazioni sono vive, non virtuali. Qui, nella mia maniera di concepire la vita, c’è solo la grande necessità di andarmene e di dimenticare d’averli anche solo conosciuti certi soggetti.

Dicono… per quello che m’interessa (nulla).
Dico… perché – di me – mi interesso, molto.
Dico… perché – a questo punto – la risposta che ho ricevuto era esattamente quella che avrei voluto. Io ne esco nel modo migliore, me ne vado dove e con chi mi pare, potrò sempre dire “Ti ricordi quando…” e – sinceramente – mi divertirò moltissimo.
Che cadano dagli scranni questi miti perché, secondo me, è proprio l’ora.

 

Pubblicato da Paola Cingolani

Paola Cingolani

4 pensieri riguardo “Dicono…

  1. Cristina! ❤ Sei il mio tesoro più grande: ho abbozzato un haiku il cui settenario parla proprio d'Anima. Come fai tu a percepirmi? Suppongo dipenda dal raro "esperanto dell'anima" che non si può dire a parole… persino quelle – come dici tu – rimbalzano. Non sono contente d'essere usate come zambrocche – sosteneva Montale – e […] sono un professionista della parola ma, alle volte, mi fa paura […] spiega Murakami.
    "La parola, ah, la parola!" – per Ungaretti – ad un certo momento si può fermare innanzi all'Anima e al sentire.

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