BLOG – “Mai Allinearsi”

Karrah Kobus Photo

La verità: se anche esistesse sarebbe soggettiva. Quanto ferisce me profondamente – per dire – ad altri sembra cosa giusta. Punti di vista. E’ per questo che ho imparato a diffidare: le più grandi cose le ho capite alimentando i dubbi e mettendo da parte quello che sembra scontato. 
Non ci sono sempre cose ovvie e quasi nessuno, mai, si ricorda di te. Non ci sono persone che sentono quello che senti tu e non capiscono che la tua pena, il tuo supplizio più grande è quel senso di abbandono. Perché ci si sente abbandonati sempre, ogni qual volta si soffre e ci si dedica al prossimo per poi restare soli. Ci si sente abbandonati ogni volta in cui si parte insieme e – all’arrivo – guardandosi attorno si scopre di essere rimasti da soli, per enne ed uno mila motivi che sono stramaledettamente più importanti.
Che tu sia uomo o donna poco conta, resterai sempre equidistante dal resto; vedrai come le cose, comunque, prenderanno il loro corso e tu – per i più – dovresti solo adeguarti e subire. 
Ma non ti adeguerai, mai. Non lo farai finché avrai il cuore, il cervello e la fidata compagnia di te stesso: non sarai mai allineato fino a quando non ti sentirai subordinato. 

Non sarai allineato, non fino a quando la gente brillerà avanti ai tuoi occhi con comparse simili alle luci intermittenti, non accetterai mai coloro che ci sono solo a fasi alterne, non approverai mai chi ti accende e insieme ti spegne.
Non ci riuscirai e ti porrai ad una distanza fondamentale dal resto, dalla massa. Camminerai in solitudine e non sarai un essere svilito: se ti rispetterai ti batterai la spalla e continuerai – diffidando – il tuo cammino. Procederai confidando in tutti ma sapendo che resterai ancora mille volte straziato dalla delusione, quindi continuerai a dare la tua mano pur se profondamente consapevole che – il più delle volte – servirà solo da appiglio per chi, vedendola, ci si aggrapperà. La tua mano non verrà mai carezzata da coloro che, più comodamente, diranno una fra le frasi peggiori che noi tutti diciamo troppo spesso: “Ho così tanto da pensare alle mie cose.”


“Non subordinarsi a niente, né a un uomo né a un amore né a un’idea; avere quell’indipendenza distante che consiste nel diffidare della verità e, ammesso che esista, dell’utilità della sua conoscenza. Appartenere: ecco la banalità. Fede, ideale, donna o professione: ecco la prigione e le catene. Essere è essere libero. No: niente legami, neppure con noi stessi! Liberi da noi stessi e dagli altri, contemplativi privi di estasi, pensatori privi di conclusioni, vivremo, liberi da Dio, il piccolo intervallo che le distrazioni dei carnefici concedono alla nostra estasi da cortile.”

— Il libro dell’inquietudine – Fernando Pessoa 

@lementelettriche
26/01/2023
Paola Cingolani



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Pubblicato da Paola Cingolani

Paola Cingolani

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