
Ci rimugini da tempo, non lo neghi. Poi – esattamente non saprei definire cosa succede nella testa delle persone come me – è come se trovassi quel coraggio, quello che pensavi fosse faccia tosta, o pretesa assurda, perché un piano ce l’hai, eccome.
Io lo chiamerei “coraggio agevolato” dato che rapportarsi con le persone gentili – quale che sia la risposta – è molto meno complesso e, mi sia consentito, non so se ci riuscirò, ma dovessi farcela avrei vinto un terno al lotto (mai giocato nella mia vita, mai).
Il vecchio adagio recita “Domandare è lecito, rispondere è cortesia.” – e certo – ma andateci voi a chiedere un sogno a qualcuno, così, come voi disegnaste sulla lavagna coi gessetti e chiedeste a Picasso di farvi, che so io, la copertina del quadernino.
Una volta l’ho già fatto (pazza scatenata) e l’amica Paola Tornambè mi ha accontentata senza problemi. Ora ho in testa un’altra mia amica che è capace di scatti alla Francesca Woodman e non si è negata. Sono una persona fortunata, direte voi: sì, confermo. Ma sono anche orgogliosa, e tanto. Per me domandare equivale ad un sacrificio, non lo faccio a cuor leggero, scelgo sempre bene chi può agevolare il mio coraggio scarso, fasullo, di bigiotteria.
Dunque sto girando come una foca col pallone sul naso attorno ad un sogno vero, ma non importa cosa mi verrà detto: se non ci provo – la certezza è matematica – non ci riesco.
06/12/2022
Paola Cingolani