
Esiste una forma d’ignoranza che risulta quasi salvifica: è – per certi versi – simile a quei gran temporali estivi che, giungendo all’improvviso, sembrano portarsi via tutto ma, alla fine, cambiano e sparpagliano solo le carte sulle scrivanie. Al massimo si sentono battere gli infissi, si corre per chiudere o si raccoglie la pioggia.
Tutto è caotico, rapido e si conclude nel nulla di fatto, nonostante il rumore tanto fragoroso.
Un po’ come guardare attraverso dei contenitori ricolmi d’acqua: in realtà si alterano esclusivamente le forme percepite, non le cose.
A volte è positivo evitare di considerare ciò che infastidisce: le situazioni dolorose – fino a che possono essere dominate – vanno gestite e tenute a debita distanza, così anche le persone che ne sono causa scatenante, sempre e comunque.
Da qui nasce la potenzialità dell’ignoranza salvifica: bisogna evitare i contatti sgraditi, di ogni genere.
Personalmente vorrei possedere un interruttore, un tasto da premere quando mi sento bene per accendere un faro sulla gioia e dilatarla, amplificarla, allargarla, ampliarla.
Lo potessi premere di nuovo per spegnere le cose che mi feriscono, ignorandole e salvandomi da queste, lo farei in un nanosecondo.
Così, col mese di giugno che arriva e sta già bussando alla mia porta, ringrazio per la gioia ricevuta, per la complicità e per tutto quello che di meraviglioso è accaduto. Il resto, per questo fine pomeriggio, lo ignoro scientemente.
@lementelettriche
Paola Cingolani
31/05/2022