
Dipinto di J. V. Tristram
Inverno
Come un seme anche la mia anima ha bisogno del
dissodamento nascosto di questa stagione.
Giuseppe Ungaretti
Ecco, ho bisogno di nascondermi, non mi voglio far trovare da tutti.
Sto scegliendo “chi” e “come”, ho imparato che – se aggiungo tutto al “dove” – posso respirare e cambiare l’aria che sentivo essere ormai asfittica: a volermi, sanno dove sono, non è difficile.
Stamattina non riuscivo a dormire, eppure ero andata a letto stanca. Sono uscita col cane, a passeggio fra una goccia e l’altra, cuffia in testa e capelli raccolti, imbavagliata dalla mascherina. Il mio nanetto trotterellava felicissimo, io mi sentivo strana, le povere palme sembravano intirizzite di freddo mentre le prime automobili cominciavano a scarrozzare. Chissà poi dove se ne dovevano andare a quell’ora, il giorno di Natale?
Certo – una giornata così triste – non mi era mai capitata, non a Natale.
Tanta stanchezza, preoccupazioni varie, amici che sono in isolamento per questo virus e – per rendere tutto più semplice – le lasagne preparate con cura rovesciate nel forno da mamma che non si arrende mai, neanche con un polso rotto.
Ad essere un seme riposerei e potrei germogliare a primavera. Evidentemente devo essere una sorta di sempreverde, altrimenti non si spiega.
Per fortuna Natale capita solo d’inverno: è la stagione che più gli si addice, umida e triste come una pianta secolare che il vento rivierasco ha piegato, senza essere mai riuscito a sradicarla. Auguri a tutti.
Paola Cingolani
25/12/2021
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