“L’educazione emotiva oggi secondo Umberto Galimberti”

Nick Hedges Photography – Newcastle – 1969

“Oggi l’educazione emotiva è lasciata al caso e tutte le statistiche concordano nel segnalare la tendenza, nell’attuale generazione, ad avere un maggior numero di problemi emozionali rispetto a quelle precedenti. E questo perché oggi i giovanissimi sono più soli e più depressi, più rabbiosi e ribelli, più nervosi e impulsivi, più aggressivi e quindi impreparati alla vita, perché privi di quegli strumenti emotivi indispensabili per dare avvio a quei comportamenti quali l’autoconsapevolezza, l’autocontrollo, l’empatia, senza i quali saremo sì capaci di parlare, ma non di ascoltare, di risolvere i conflitti, di cooperare.”

Umberto Galimberti – I vizi capitali e i nuovi vizi

Mai come attualmente si assiste, completamente impotenti, al triste depauperamento delle risorse emozionali nell’essere umano.
L’aspetto peggiore è quello riguardante le nuove generazioni: noi abbiamo abbandonato i nostri figli – spesso – affidandoli alle varie Playstation o alle molteplici interazioni virtuali, senza alcuna premura.

Presi dalla fretta, dagli impegni, dal quotidiano con tutte le sue problematiche, siamo stati buoni soltanto – rientrando a casa – nel chiedere “Hai fatto i compiti?” tralasciando la grammatica dei sentimenti, piazzati su di una poltrona dalla quale continuavamo schedulando la solita call lavorativa, mangiando cibi precotti, bevendo un espresso e finendo tutti a contemplare la TV, eletta a moderno focolare domestico.

Non abbiamo coltivato nessuna emozione e non abbiamo insegnato ai ragazzi quanto sia importante l’ascolto. Abbiamo solo chiesto “Hai fatto?” ma senza dare alcun esempio.

La società è quasi randomizzata, orba, impazzita: nessuno vede più le sottigliezze, nessuno coglie le sensazioni, tutto si scandisce al ritmo dei touch e alla velocità della luce.

Un ammartaggio che ci siamo concessi in largo anticipo, delegando al caso i nostri compiti più importanti: posso dire ad un giovane “Metti via il telefonino!” ed essere autorevole, se a cena sbrocco sul gruppo WhatsApp della palestra, delle maestre o dei colleghi?

Non lamentiamoci se i giovani si arrabbiano: piuttosto dovremmo vergognarci di noi stessi solo pensando a quanto, solitamente, siamo stati carenti nei loro riguardi.

Per conto mio ho cercato di coinvolgere mia figlia in tutto e di certo avrò commesso errori, ma sono stata presente, ho puntato sui sentimenti e sulla sua libertà di individuo consapevole.
Niente è stato semplice, ma – oggi – tutto è diventato la nostra conquista condivisa con molta complicità. Alcuni saranno stati migliori di me, altri – molti altri – sono là che inveiscono contro “I giovani d’oggi” e non comprendono che stanno raccogliendo quello che hanno precedentemente seminato.



Paola Cingolani
16/03/2021
@lementelettriche






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Pubblicato da Paola Cingolani

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