“Fare, disfare e strafare: perché si finisce sempre così quando ci si vuole migliorare”

E sì, mi capita: faccio, disfo, strafaccio, sbaglio e cerco di ricominciare imparando cose nuove.
Ogni santissima volta.

Ma, quasi, se mi andasse tutto liscio non mi divertirei – o mi potrei preoccupare perché è chiaro, ci sono abituata – fino a quando non me ne capita una più grossa di me, non mi arrendo.

Mia nonna ripeteva che, alle ragazze vivaci e attive, si dice “Una ne fai e cento ne pensi.” Poi proseguiva, anche. “A te, figlia, bisogna dire cento ne fai e mille ne pensi perché tu, amore mio, sei come me. Arrivi avanti e porti la bandiera.”

Sorrido commossa perché parlo con lei ancora adesso e continuiamo ad essere complici.
Le rispondo, ogni volta, come oggi “Nonna, la genetica non è un’opinione!” e ridiamo forte.

Insomma, fra relitti e delitti, siamo un po’ tutti in alto mare.
La cosa veramente capace di renderci diversi e di portarci oltre, io credo, sia la voglia di lasciare agli altri i delitti e di farci largo fra i relitti.

Della quotidianità raccontatami come fosse una specie di favola, diffidavo e diffido.

Sono certa che le emozioni muovano il nostro mondo e che rappresentino una catarsi.
Sono certa che sia fondamentale fare.
Sono certa che sia altrettanto necessario non il semplice dire, ma il saper dire poiché le parole fanno un rumore misterioso e magico, sono potenti.
Distruggere o far rinascere qualcuno, con le parole, si può. Persino con il non detto.
Perché il non detto sa essere più letale di quanto detto col cuore.





Paola Cingolani
12/02/2021
@lementelettriche





Pubblicato da Paola Cingolani

Paola Cingolani

Lascia un commento