E tu riposa: su un letto di pietra ma riposa. Almeno provaci – per ora – e smettila di fare da sentinella ai marosi o alle sassaiole della vita. L’onda calda e lieve, come carezza, è arrivata. Gli affetti – mai perduti – ti sono favorevoli. Riposa. Che sarà mai questa smania? Abbandonati. Respira piano. Scongela i ricordi buoni: puoi gustarli e sfamartene a volontà. Non ci si sacrifica invano ma per raggiungere la sacralità intrinseca ad un credo, e tu credi in quell’amore che hai donato, senza riserva alcuna, a chi ti ha avuta accanto. Cinque lustri: un quarto di secolo… puoi raccontarlo e – contemporaneamente – dire della vita d’ognuna di quelle stelle entrate a risplendere nella tua orbita. Senza però entrare mai in rotta di collisione con te, anzi, aumentando di luce riflessa il tuo fazzoletto di cielo. Non è poco.
Maria – troppo madre sacrificale e nient’affatto suocera – ti è mancata.
Roberta – la cognata ideale – c’è ancora e puoi azzerare il tempo.
Chiara – coccolona che a soli tre anni ti abbracciava – oggi è una donna bella e brava, estrosa e creativa, ben più che promettente.
Nell’ordine di tempo c’è Giulia – studentessa volenterosa – figlia solare, positiva e propositiva che riesce sempre a farsi voler bene dai più.
Ecco che arriva Benedetta – bella, allegra, simpatica – e sai già che si farà largo fra la gente: è armata di sorriso, non può non vincere anche lei.
Tocca a Maria – il nome e in nome di tua suocera – bella e giovanissima, il riscatto di suo padre sulla vita, proprio come Giulia lo è per te.
Ultima – più piccola – si affaccia fra le donne Ambra: un’infanzia che chiede ascolto e tanta voglia di affermarsi.
Con lei anche Mirela – madre e donna – la quale potrebbe essere una sorta di replicante involontaria di alcuni dei tuoi trascorsi più cupi.
Riposa. Dopo cinque lustri trascorsi a fare da scogliera per le onde più forti – adesso – è l’ora di stendersi sopra quella scogliera a sonnecchiare. Ti risveglierai soltanto per guardare le stelle cadenti – come una volta – quanti anni fa?
*La vita è bastarda: fra una stella e l’altra – nel fazzoletto di cielo – c’è la sassaiola dei corpi estranei in piena rotta di collisione a lapidarle. Non sempre ce la si cava schivandoli ma sopravvivendo a coloro che – invece – vengono meno. Astri che si sono spenti per sempre e dei quali si conserverà il ricordo finchè il proprio fuoco sarà acceso.*
Ma – perché la parte femminile del cielo tuo e di tua figlia continui a veder ardere alte le stelle – tu riposa. Riprendi fiato e riposa. Adesso ci riuscirai e ti sentirai più forte, meno sola.
Si avvisa i naviganti che – con arbitraria allegria di naufragi – al momento fate scalo sull’approdo sicuro e che – nate sullo scoglio – presto riprenderete altro viaggio, come l’amato superstite lupo di mare ungarettiano insegna. Più forti, meno sole!