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Sfoggiano documenti i patentati
io che non guido e mai comprai una macchina
percorro a piedi il mondo in una stanza
immersa in un colloquio senza tempo
_sembro appoggiata alle parole _
invece
ascolto qualche nota e sopravvivo
Cristina Bove
– Ma come, tu non guidi?
– No.
– Dai, non ci credo: una come te non ha la patente?
[ e già qui domanderesti “Perché, ci sono requisiti fisici tipo altezza, occhi due, naso uno, orecchie due etc. per guidare o posso farmi gli affari miei senza dover spiegare a te vita, morte e miracoli…” ma – loro – infieriscono ed insistono ]
– Come mai? Hai paura?
– No, affatto…
– Allora perché?
[ed è in questo preciso momento che, a volte, io ho risposto duramente ]
– Ascolta, io avrò anche quattro ruote meno di te sotto al sedere ma stai certo che, in testa, ne ho molte di più e se dovessero – al posto dei Segni Particolari – scrivere il Q.I. sui documenti… a te non darebbero più neanche un triciclo.
Giuro: mille volte l’ho pensato e alcune volte l’ho detto sul serio.
Sapessero come circolo con la mia mente mi arresterebbero i neuroni per eccesso di velocità cronica.
Nuvolari – per dire – mi spiccia la scrivania!
Grazie, straordinaria Paola!
io non guido perché non ho mai avuto l’opportunità di prendere la patente: c’erano sempre spese prioritarie e la preferenza era che la conseguissero i figli.
Ma tu puoi guidare un jet, te lo assicuro!
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correggi gli errori?, grazie 😉
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Lo so che è bello girare il mondo da una stanza, lo faccio anch’io.. ma vuoi mettere quattro ruote sotto il sedere (o meglio due) che vibrano.. e l’ aria sulla faccia? e il sole? e il profumo dell’ aria dopo l’ ultima curva quando si vede il lago? E poi immaginare quello che non hai mai fatto non è come averlo fatto.
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Se è per questo l’ho fatto. Forse da incosciente, da giovane, prima d’essere madre… l’ho fatto per sfida, con quattro ruote e con due.
E – ancora oggi – sfido il mare mentre gli altri remano sui pattini e io li seguo nuotando velocemente, sull’acqua alta.
Me ne frego di quattro ruote o di due: semplicemente sono una buona passeggera ed un’ottima nuotatrice.
C’è stato un periodo in cui ho conseguito un paio di brevetti – dorso e stile libero – oltre trenta anni fa.
Di certo rifarei tutto, senza timori.
Di certo non accetto mi si dica cosa devo o non devo fare.
Di certo – oggi – alle mentelettriche non lasciano guidare più che una bicicletta così, io, mi adeguo ma detesto dare spiegazioni a coloro che, con perfidia, sottolineano la cosa. Anzi.
Penso… e – se causassi un incidente – prima che per me starei malissimo per chi ne resterebbe coinvolto.
Potrei – se stessi male improvvisamente – ferire i figli di chi mi incrocia (che io sia maledetta se mai facessi questo).
Nell’abbraccio del mio mare è diverso. Non ferirei nessuno all’infuori di me.
Il mio mare mi regala un vantaggio netto sugli altri, bracciata dopo bracciata: resto sempre – nonostante le sigarette – la prima che tocca la scogliera. Su quella scogliera, ancora oggi, vado a guardare le famiglie di paguri. Fino a dieci anni fa lo facevo con mio padre. Lui era davvero grande e si immergeva. Appuntamento là, sul nostro scoglio.
Oggi siamo rimasti io, i paguri ed un gabbiano ciccione come un cappone di Natale.
❤
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